I cani esplorano il mondo attraverso l’olfatto fin da piccolissimi perché, essendo sordi e ciechi alla nascita, si orientano nello spazio utilizzando l’olfatto ed il senso tattile. Il loro senso primario è proprio l’olfatto, infatti per questo motivo il cane è definito anche mammifero “macrosmatico” ovvero che vive di psicologia olfattiva. 

La ricerca olfattiva è un’attività che ogni cane fa costantemente durante ogni passeggiata e per tutta la durata della sua esistenza, quindi incentivarla è uno splendido modo di rafforzare tantissimo la relazione nel binomio ed imparare un po’ di più a capire cosa succede quando il nostro cane annusa. Dagli odori che avverte un cane può ricavare tantissime informazioni: quando passeggiamo con il nostro cane dovremmo sempre dargli il tempo di soffermarsi su determinate tracce odorose che sceglie di approfondire perché sta acquisendo informazioni sul luogo (cosa c’è, chi c’è, dove sono…). Parimenti, anche quando due cani s’incontrano, dovremmo dar loro tempo di esplorare con il tartufo le rispettive aree ano-genitali, perché è così che stanno acquisendo informazioni l’uno sull’altro. 

Il nostro cane “vede attraverso il naso” perché il suo senso dell’olfatto è molto più sviluppato del nostro. Il cane ha ben 220 millioni di recettori olfattivi, (mentre l’uomo ne ha tra 5 e 10 millioni), ha ca 150 cm quadrati di mucosa olfattiva (mentre l’uomo ne ha tra 4 e 8 cm quadrati), ha nel cervello un numero di cellule nervose olfattive 40 volte superiore all’uomo ed una memoria olfattiva ben superiore a quella dell’uomo, tanto da essere in grado di discriminare un odore in mezzo ad odori simili anche dopo 3 anni, mentre l’uomo ricorda la sensazione di un odore, associandovi immagini visive e ricordi personali.

Con buone condizioni ambientali un cane identifica odori vecchi di sei settimane, specialmente all’inizio della sera, quando la temperatura del terreno è un po’ più alta della temperatura dell’aria e gli odori “salgono” più agevolmente dal terreno (ecco perché i carnivori preferiscono cacciare di sera).

La capacità olfattiva di un cane dipende anche dalla razza: ad esempio i cani col muso schiacciato (carlini, pechinesi, bulldog…) sono olfattivamente meno dotati di cani col muso più lungo, più utilizzati, per questo motivo, di altri, nel ricercare droga, persone sotto la neve o sotto le macerie o esplosivi. 

La razza influenza anche il “modo” in cui quale il cane annusa. Esistono cani a teleolfatto (per esempio i braccoidi, i cani da ferma) e megaolfatto (per esempio i segugi, i bloodhound). I primi annusano grandi quantità d’aria, con inspirazioni profonde; i loro seni frontali sono più ampi e riescono a percepire l’odore di un volatile nell’aria; si addentrano in un immaginario “cono” di quell’odore, seguendone l’intensità sempre maggiore, fino a risalire alla sua origine, dove si trova l’uccello da preda.

I cani a megaolfatto invece hanno seni frontali più piccoli, e invece di inspirare grandi masse d’aria, effettuano brevi e ritmiche inspirazioni sul terreno (le cosiddette “sniffate”), con le quali fanno “ristagnare” l’aria all’interno delle fosse nasali, alla ricerca di piccole particelle di odore. L’asse craniofacciale divergente inoltre gli consente di annusare a terra e contemporaneamente scrutare in avanti. E’ il caso dei segugi, dei cani usati per la caccia di selvaggina da terra o dei cosiddetti “cani molecolari”, i bloodhound, utilizzati nella ricerca delle persone scomparse. 

Per questo si suole dire che i cani a teleolfatto intercettano nell’aria le particelle olfattive come se usassero un telescopio, i cani a megaolfatto scrutano a terra le particelle olfattive come se usassero un microscopio.

Per la loro straordinaria capacità olfattiva, i cani vengono utilizzati per la ricerca di stupefacenti, denaro, di persone disperse in valanghe o nei boschi, diserbanti e pesticidi, bocconi avvelenati, esplosivi, malattie di vario tipo. Per esempio, nel caso dei diabetici, il cane è in grado di riconoscere la presenza di certi metaboliti (molecole chimiche in circolazione nell’organismo nell’umano) presenti quando si esce dalle condizioni glicemiche ottimali. Una volta che il cane – in un percorso di addestramento –  ha imparato a individuare le caratteristiche olfattive di questi metaboliti, gli viene insegnato uno specifico comportamento (per esempio: sedersi o chiamare con la zampa) che permette al cane di comunicare che ha rilevato quello specifico odore in modo che il malato possa eseguire un ulteriore autocontrollo della glicemia.